Questa è una delle tante frasi che hanno accompagnato
l’intervista a Sebastien Frey rilasciata al Corriere dello Sport in seguito
alla decisione di dire “STOP!” alla sua lunga avventura nel mondo del calcio. Parole molto dure e schiette che mettono in luce la
brutta piega che questo sport sta prendendo. In alcuni passaggi Frey dice:
” Negli ultimi tre-quattro
anni mi sono accorto che questo mondo mi appartiene sempre di meno. Quando
ho cominciato a giocare a calcio c’era rispetto. La parola di una persona aveva
lo stesso valore di una firma, ora non contano più neanche le firme. I ragazzini,
dagli undici anni in poi, hanno in testa le cose sbagliate. Pensano di essere Messi o Cristiano Ronaldo. Vogliono la macchina grossa, le scarpe con il nome
sopra, non pensano al calcio. Ma io non so cosa darei per tornare all’età in cui
pensi soltanto a portare il pallone e ad andare a giocare con gli amici”.
Pensi soltanto a
portare il pallone e ad andare a giocare con gli amici…cosa c’è di più bello
per un bambino di 11 anni che possa superare la partita tra amici delle
domenica pomeriggio o del sabato all’oratorio. Cosa si stanno perdendo questi ragazzi?
Dove li porterà la voglia di essere dei fenomeni? Chi spiegherà loro che non si
torna bambini e che quello che è passato non ritorna? Purtroppo nessuno. Perché
la voglia di arrivare in alto spesso non è solo loro, ma dell’ambiente che li
circonda. Da alcuni genitori che vogliono vedere realizzato nel figlio un loro
desiderio di gloria, da uno staff che dimentica che lo sport sia divertimento
in primis e poi ricerca della vittoria, soprattutto a quell’età. Forse dovremmo
insegnare loro che divertirsi con un amico vale più di una scarpa col proprio
nome, che la macchina sportiva non deve essere l’obiettivo dei suoi sforzi né
tanto meno la fama ed il blasone. Il miglioramento attraverso l’allenamento
deve essere fatto per un piacere personale, per potere essere sempre più bravo,
per poter ricercare la gioia e il divertimento nel fatto di essere migliorato e
di avere ottenuto una piccola vittoria su te stesso che ti aiuterà a vincere le
sfide di squadra del domani.
Le parole
dell’ex-portiere fanno più rumore della sua decisione di smettere con il calcio
e sono una forte condanna e soprattutto, a mio modo di vedere, uno scossone,
una spronata e un momento di riflessione per i giovani che si approcciano alle
grosse realtà calcistiche. Frey continua dicendo che ha deciso di smettere per
non avvelenare il ricordo del calcio, che è stato la sua vita e inoltre dice
che non poteva più andare in campo solo per prendersi lo stipendio.
Ricordate cari ragazzi
che lo sport è divertimento, il calcio è un gioco di squadra dove ogni singolo
elemento è fondamentale, ma allo stesso tempo non Insostituibile. Se avrete la
fortuna di praticare lo sport per professione ricordate che in realtà voi non
state lavorando, perché quando penserete allo sport come lavoro allora quello
non sarà più il vostro sport.
SimuMoce
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